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Fonte Pisciarello - La Torre

Si parte dal piazzale della Fonte Pisciarello ( 357 mt.) con arrivo al Colle della Torre ( 518 mt,) in circa 30 – 40 min.

Prendendo una strada posta a sinistra della Fonte Pisciarello si va a Fonte di Caporaletto; costeggiando il fosso si prosegue per un sentiero in un bosco di castagni incontrando sulla destra un fontanile in una zona ricca di rocce tufacee; successivamente si svolta a sinistra e, superato il bottino di Caporaletto, il sentiero, non segnato ma evidente, attraversa nell’ordine i Castagni d’Arturo, il Fosso d’Insuglio, le Tufette, antiche cese e vecchie abitazioni.
Si entra in boschi di carpini, aceri, lecci, maggiocindoli, ornielli e un rimboschimento di pini e cipressi. Si continua costeggiando il crinale di Castagne di Vilo avendo sempre davanti agli occhi i ruderi del Castello, che si raggiunge dopo un piccolo salto di roccia.
I ruderi sono sovrastati da una croce, e salendovi si ha una bella vista del centro storico di Supino, una superba vista del Monte Gemma dove risaltano la verticalità delle sue pareti e le tracinare (fiumi di ghiaia), la Valle del Sacco e gli Ernici.
Durante il percorso, a volte è possibile osservare il volo del gheppio, stormi di colombacci e uccelli di bosco. Risuona spesso il verso squillante del picchio verde.
Nei boschi e ai margini del sentiero fioriscono numerose orchidee selvatiche, il giglio rosso, ciclamini e primule. Dalla torre poi è possibile salire sulla cima di Castagne di Vilo (791 mt.); il sentiero non sempre è ben evidente e si prosegue a vista. Circa a metà costa, in mezzo al rimboschimento, c’è una piccola grotta da cui sgorga acqua.
Salendo, il bosco si dirada, l’ambiente è impervio e presenta numerosi salti di roccia. Arrivati alla cresta, molto panoramica, si notano i resti di numerose cese.
Alla Torre, come viene chiamato usualmente a Supino il castello, si può arrivare anche da altri due sentieri che partono dalle ultime case poste sopra le chiese di S. Nicola e S. Pietro; sono molto ripidi, attraversano i piccoli oliveti e giungono sotto i resti di questa piccola rocca.
Il castelletto è costituito in pratica da un corto recinto e da una corre centrale; all’esterno si trovano alcune strutture: mura che scendono verso il basso, una torre semicircolare ed una seconda torre. L’edificio nel suo complesso è stato radicato direttamente sulla roccia viva che è stata tagliata in più punti, sia per fornire materiale sia per costituire un ulteriore saliente difensivo.
La torretta semicircolare esterna è collegata mediante un percorso che ha richiesto lo spianamento di massi calcarei. Ad un lato del complesso è posizionato il maschio, di forma leggermente trapezoidale; si tratta di una torre (misura circa m 6 x 6) oggi mozzata di cui rimane un solo piano con solaio.
La cinta è più o meno rettangolare (misura circa m 8 x 14) ed il lato occidentale appare meglio conservato rispetto agli altri. Dall’analisi delle murature e dai pochi dati storici sembra che l’origine del manufatto sia da attribuirsi al secolo XI oppure all’inizio del secolo XII in cui si costruisce la torre ed una parte delle mura. Sempre all’inizio del XII secolo risale il completamento della cinta ed un suo danneggiamento datato 1128 quando Onorio II attacca i de Ceccano e costringe alla resa la rocca di Supino. A seguito di questi eventi appare chiara la ricostruzione con l’edificazione delle mura poste a nord, est e ovest. A fine XII secolo si innalza ulteriormente la torre e alla prima metà del Trecento risale la costruzione della scarpa e vengono rifatte le parti centrali della muratura.
La rocca ha sicuramente avuto un suo ruolo militare fino al termine del Quattrocento e, probabilmente, verrà smantellata dopo il trattato di Cave. L’edificio è però rimasto sostanzialmente inalterato (con esclusione del lato nord); solo la vegetazione e l’inclusione della croce hanno apportato modifiche ai ruderi. Tutt’intorno, non solo sul banco di fondazione ma anche lungo le strade d’accesso, si possono notare le cave da cui fu tratto il materiale di costruzione con ancora le tracce della lavorazione. Anche sui conci si notano i segni dei lapicidi, che hanno usato un calcare molto compatto, sbozzandolo con picconcello e martellina.
La vegetazione, malgrado recenti ripuliture, si presenta fortemente invasiva, anche se costituisce, in qualche punto, scorci ed effetti gradevoli.
Prendendo una strada posta a sinistra della Fonte Pisciarello si va a Fonte di Caporaletto; costeggiando il fosso si prosegue per un sentiero in un bosco di castagni incontrando sulla destra un fontanile in una zona ricca di rocce tufacee; successivamente si svolta a sinistra e, superato il bottino di Caporaletto, il sentiero, non segnato ma evidente, attraversa nell’ordine i Castagni d’Arturo, il Fosso d’Insuglio, le Tufette, antiche cese e vecchie abitazioni.
Si entra in boschi di carpini, aceri, lecci, maggiocindoli, ornielli e un rimboschimento di pini e cipressi. Si continua costeggiando il crinale di Castagne di Vilo avendo sempre davanti agli occhi i ruderi del Castello, che si raggiunge dopo un piccolo salto di roccia.
I ruderi sono sovrastati da una croce, e salendovi si ha una bella vista del centro storico di Supino, una superba vista del Monte Gemma dove risaltano la verticalità delle sue pareti e le tracinare (fiumi di ghiaia), la Valle del Sacco e gli Ernici.
Durante il percorso, a volte è possibile osservare il volo del gheppio, stormi di colombacci e uccelli di bosco. Risuona spesso il verso squillante del picchio verde.
Nei boschi e ai margini del sentiero fioriscono numerose orchidee selvatiche, il giglio rosso, ciclamini e primule. Dalla torre poi è possibile salire sulla cima di Castagne di Vilo (791 mt.); il sentiero non sempre è ben evidente e si prosegue a vista. Circa a metà costa, in mezzo al rimboschimento, c’è una piccola grotta da cui sgorga acqua.
Salendo, il bosco si dirada, l’ambiente è impervio e presenta numerosi salti di roccia. Arrivati alla cresta, molto panoramica, si notano i resti di numerose cese.
Alla Torre, come viene chiamato usualmente a Supino il castello, si può arrivare anche da altri due sentieri che partono dalle ultime case poste sopra le chiese di S. Nicola e S. Pietro; sono molto ripidi, attraversano i piccoli oliveti e giungono sotto i resti di questa piccola rocca.
Il castelletto è costituito in pratica da un corto recinto e da una corre centrale; all’esterno si trovano alcune strutture: mura che scendono verso il basso, una torre semicircolare ed una seconda torre. L’edificio nel suo complesso è stato radicato direttamente sulla roccia viva che è stata tagliata in più punti, sia per fornire materiale sia per costituire un ulteriore saliente difensivo.
La torretta semicircolare esterna è collegata mediante un percorso che ha richiesto lo spianamento di massi calcarei. Ad un lato del complesso è posizionato il maschio, di forma leggermente trapezoidale; si tratta di una torre (misura circa m 6 x 6) oggi mozzata di cui rimane un solo piano con solaio.
La cinta è più o meno rettangolare (misura circa m 8 x 14) ed il lato occidentale appare meglio conservato rispetto agli altri. Dall’analisi delle murature e dai pochi dati storici sembra che l’origine del manufatto sia da attribuirsi al secolo XI oppure all’inizio del secolo XII in cui si costruisce la torre ed una parte delle mura. Sempre all’inizio del XII secolo risale il completamento della cinta ed un suo danneggiamento datato 1128 quando Onorio II attacca i de Ceccano e costringe alla resa la rocca di Supino. A seguito di questi eventi appare chiara la ricostruzione con l’edificazione delle mura poste a nord, est e ovest. A fine XII secolo si innalza ulteriormente la torre e alla prima metà del Trecento risale la costruzione della scarpa e vengono rifatte le parti centrali della muratura.
La rocca ha sicuramente avuto un suo ruolo militare fino al termine del Quattrocento e, probabilmente, verrà smantellata dopo il trattato di Cave. L’edificio è però rimasto sostanzialmente inalterato (con esclusione del lato nord); solo la vegetazione e l’inclusione della croce hanno apportato modifiche ai ruderi. Tutt’intorno, non solo sul banco di fondazione ma anche lungo le strade d’accesso, si possono notare le cave da cui fu tratto il materiale di costruzione con ancora le tracce della lavorazione. Anche sui conci si notano i segni dei lapicidi, che hanno usato un calcare molto compatto, sbozzandolo con picconcello e martellina.
La vegetazione, malgrado recenti ripuliture, si presenta fortemente invasiva, anche se costituisce, in qualche punto, scorci ed effetti gradevoli.
caporaletto
fonte pisciarello
la torre
la torre 2
ruderi castello la torre
ruderi la torre
ruderi la torre 2
veduta supino dalla torre