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Area Archeologica

L’area archeologica è situata in località “La Cona del Popolo”, a valle del centro storico di Supino ed in prossimità della via Morolense, un’importante arteria stradale che si sviluppa lungo le falde dei Monti Lepini.

Le strutture delle terme sono state scoperte nel 1963, in seguito alla segnalazione del rinvenimento di frammenti musivi. Dal 1964 la Soprintendenza Archeologica per il Lazio ha intrapreso operazioni di scavo, mettendo in luce gli ambienti oggi visibili. Nel 1976 il sito fu acquisito al demanio pubblico.
L’area archeologica è costituita dai resti di un edificio termale a carattere privato con mosaici e pavimenti in opus sectile, databile nella prima metà del II secolo d.C. Questo edificio non è isolato, ma appartiene ad una grande villa ancora sepolta ed estesa nei settori immediatamente circostanti. Infatti, le ricognizioni effettuate nella zona hanno evidenziato resti di strutture murarie che emergono in superficie e diffuse aree di frammenti fittili.
In epoca romana, questa grande villa ricadeva nell’ager (territorio) della città di Ferentinum (Ferentino), che si estendeva fino alle propaggini montuose dei Monti Lepini e confinava con i territori delle città di Anagnia (Anagni) e di Frusino (Frosinone). Da un punto di vista più generale legato alla topografia antica, questo edi-ficio si inserisce nel contesto storico ed archeologico della fertile valle del fiume Sacco, definita anche con il nome di Valle Latina.
Le strutture delle terme sono state scoperte nel 1963, in seguito alla segnalazione del rinvenimento di frammenti musivi. Dal 1964 la Soprintendenza Archeologica per il Lazio ha intrapreso operazioni di scavo, mettendo in luce gli ambienti oggi visibili. Nel 1976 il sito fu acquisito al demanio pubblico.
L’area archeologica è costituita dai resti di un edificio termale a carattere privato con mosaici e pavimenti in opus sectile, databile nella prima metà del II secolo d.C. Questo edificio non è isolato, ma appartiene ad una grande villa ancora sepolta ed estesa nei settori immediatamente circostanti. Infatti, le ricognizioni effettuate nella zona hanno evidenziato resti di strutture murarie che emergono in superficie e diffuse aree di frammenti fittili.
In epoca romana, questa grande villa ricadeva nell’ager (territorio) della città di Ferentinum (Ferentino), che si estendeva fino alle propaggini montuose dei Monti Lepini e confinava con i territori delle città di Anagnia (Anagni) e di Frusino (Frosinone). Da un punto di vista più generale legato alla topografia antica, questo edi-ficio si inserisce nel contesto storico ed archeologico della fertile valle del fiume Sacco, definita anche con il nome di Valle Latina.

Scopri la struttura dell’Area Archeologica!

La planimetria è piuttosto articolata e suggerisce confronti con le costruzioni termali di età imperiale, soprattutto di ambito ostiense, datate tra la fine del I e la metà del II secolo d.C.

La struttura termale è realizzata in opera mista e si articola in sette ambienti tra i quali si riconoscono due apodyteria (spogliatoi), un frigidarium (sala del bagno freddo con piscina), due tepidaria (ambienti con moderato riscaldamento), un laconicum (sauna) ed un caldarium (sala del bagno caldo), intorno al quale è presente un criptoportico (galleria sotterranea).

L'opus sectile ed il mosaico del Frigidarium
Nei due apodyteria (spogliatoi) si conservano i resti della pavimentazione in opus sectile, caratterizzata dalla presenza di formelle geometriche (quadrate, rettangolari e triangolari)realizzati con marmi policromi. La peculiarità di questa pavimentazione consiste non soltanto nell’eccezionale stato di conservazione, ma soprattutto nella varietà di marmi impiegati e nell’impiego di differenti tipologie modulari che riportano a contesti di Roma e Tivoli (Villa Adriana), riconducibili cronologicamente nell’ambito della prima metà de II secolo d.C.
Nel frigidarium è presente il grande mosaico raffigurante Nettuno sulla quadriga di ippocampi. L’intero soggetto è evidenziato da una fascia nera che corre lungo i lati dell’ambiente. Al centro campeggia il gruppo marino con i quattro ippocampi e con la maestosa figura del dio, rivolti verso destra e tradotti asilouhette nera piena con particolari realizzati attraverso l’impiego di tessere bianche. Il dio nudo e barbato sostiene nella mano sinistra il tridente. Il torso è reso frontalmente con numerose linee bianche, ad imitazione dei particolari anatomici.
Alle braccia del dio si avvolgono i lembi di un panneggio che si gonfia in prossimità della testa. I quattro ippocampi sono caratterizzati da lunghe spire rivolte verso il basso, mentre le zampe anteriori alzate trasmettono l’idea del movimento.

Il funzionamento delle Terme ed il mosaico del Calidarium
Il riscaldamento nelle terme nel mondo romano avveniva attraverso il sistema dell’ipocausto, che consisteva nel passaggio di aria calda al di sotto della pavimentazione. Questo sistema prevedeva l’impiego di un “pavimento sospeso”, ovvero una pavimentazione sorretta da piastrini realizzati con mattoni che venivano distribuiti lungo l’intera superficie. In questo modo, l’aria calda prodotta dal praefurnium (forno o fornace) si distribuiva al di sotto della pavimentazione e lungo le pareti degli ambienti attraverso dei condotti laterali di terracotta chiamati tubuli, riscaldando l’acqua che si trovava nelle vasche del tepidarium e del caldarium.
Il sistema dell’ipocausto si conserva molto bene nel caldarium di Supino, dove è possibile osservare la distribuzione dei pilastrini posti a distanza regolare, i resti dei tubuli lungo le pareti e l’impiego di materiale fittile, come tegole e mattoni bipedali, per evitare la dispersione del calore.
Il caldarium conserva due piccole vasche per il bagno ed una pavimentazione a mosaico con tessere bianche e nere, raffigurante una vivace scena marina. Al centro è posta la figura di un Tritone rappresentato frontalmente e con il viso rivolto verso destra, mentre è intento a soffiare all’interno di una lunga conchiglia tortile, ad imitazione di uno strumento musicale. Nella mano sinistra tiene un remo. La parte superiore del corpo è raffigurata nuda, privilegiando la visione dei particolari anatomici. Nella parte inferiore, il Tritone indossa un corto gonnellino dal quale fuoriescono voluminose spire.
Intorno a questa figura maschile si sviluppa il resto della rappresentazione. In alto sono poste due Nereidi, raffigurate nude e di profilo mentre nuotano. Particolare attenzione è stata data alla resa volumetrica dei capelli che, raccolti dietro la nuca, fuoriescono a ciocche sottili. Le linee nere presenti intorno alle figure femminili imitano le onde del mare. In basso, in posizione opposta e simmetrica alle Nereidi, sono presenti due mostri marini affrontati e rivolti verso l’esterno della composizione: a sinistra è raffigurato un toro, mentre a destra un capro marino. Intorno insistono altre figure di personaggi che animano il corteo: due conchiglie, tre delfini ed una medusa. Quest’ultima, resa in modo estremamente stilizzato ed efficace, esprime una notevole vivacità.


Testi di Rachele Frasca.
La struttura termale è realizzata in opera mista e si articola in sette ambienti tra i quali si riconoscono due apodyteria (spogliatoi), un frigidarium (sala del bagno freddo con piscina), due tepidaria (ambienti con moderato riscaldamento), un laconicum (sauna) ed un caldarium (sala del bagno caldo), intorno al quale è presente un criptoportico (galleria sotterranea).

L'opus sectile ed il mosaico del Frigidarium
Nei due apodyteria (spogliatoi) si conservano i resti della pavimentazione in opus sectile, caratterizzata dalla presenza di formelle geometriche (quadrate, rettangolari e triangolari)realizzati con marmi policromi. La peculiarità di questa pavimentazione consiste non soltanto nell’eccezionale stato di conservazione, ma soprattutto nella varietà di marmi impiegati e nell’impiego di differenti tipologie modulari che riportano a contesti di Roma e Tivoli (Villa Adriana), riconducibili cronologicamente nell’ambito della prima metà de II secolo d.C.
Nel frigidarium è presente il grande mosaico raffigurante Nettuno sulla quadriga di ippocampi. L’intero soggetto è evidenziato da una fascia nera che corre lungo i lati dell’ambiente. Al centro campeggia il gruppo marino con i quattro ippocampi e con la maestosa figura del dio, rivolti verso destra e tradotti asilouhette nera piena con particolari realizzati attraverso l’impiego di tessere bianche. Il dio nudo e barbato sostiene nella mano sinistra il tridente. Il torso è reso frontalmente con numerose linee bianche, ad imitazione dei particolari anatomici.
Alle braccia del dio si avvolgono i lembi di un panneggio che si gonfia in prossimità della testa. I quattro ippocampi sono caratterizzati da lunghe spire rivolte verso il basso, mentre le zampe anteriori alzate trasmettono l’idea del movimento.

Il funzionamento delle Terme ed il mosaico del Calidarium
Il riscaldamento nelle terme nel mondo romano avveniva attraverso il sistema dell’ipocausto, che consisteva nel passaggio di aria calda al di sotto della pavimentazione. Questo sistema prevedeva l’impiego di un “pavimento sospeso”, ovvero una pavimentazione sorretta da piastrini realizzati con mattoni che venivano distribuiti lungo l’intera superficie. In questo modo, l’aria calda prodotta dal praefurnium (forno o fornace) si distribuiva al di sotto della pavimentazione e lungo le pareti degli ambienti attraverso dei condotti laterali di terracotta chiamati tubuli, riscaldando l’acqua che si trovava nelle vasche del tepidarium e del caldarium.
Il sistema dell’ipocausto si conserva molto bene nel caldarium di Supino, dove è possibile osservare la distribuzione dei pilastrini posti a distanza regolare, i resti dei tubuli lungo le pareti e l’impiego di materiale fittile, come tegole e mattoni bipedali, per evitare la dispersione del calore.
Il caldarium conserva due piccole vasche per il bagno ed una pavimentazione a mosaico con tessere bianche e nere, raffigurante una vivace scena marina. Al centro è posta la figura di un Tritone rappresentato frontalmente e con il viso rivolto verso destra, mentre è intento a soffiare all’interno di una lunga conchiglia tortile, ad imitazione di uno strumento musicale. Nella mano sinistra tiene un remo. La parte superiore del corpo è raffigurata nuda, privilegiando la visione dei particolari anatomici. Nella parte inferiore, il Tritone indossa un corto gonnellino dal quale fuoriescono voluminose spire.
Intorno a questa figura maschile si sviluppa il resto della rappresentazione. In alto sono poste due Nereidi, raffigurate nude e di profilo mentre nuotano. Particolare attenzione è stata data alla resa volumetrica dei capelli che, raccolti dietro la nuca, fuoriescono a ciocche sottili. Le linee nere presenti intorno alle figure femminili imitano le onde del mare. In basso, in posizione opposta e simmetrica alle Nereidi, sono presenti due mostri marini affrontati e rivolti verso l’esterno della composizione: a sinistra è raffigurato un toro, mentre a destra un capro marino. Intorno insistono altre figure di personaggi che animano il corteo: due conchiglie, tre delfini ed una medusa. Quest’ultima, resa in modo estremamente stilizzato ed efficace, esprime una notevole vivacità.


Testi di Rachele Frasca.
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